Compressore, altri 16 anni di carcere per i No Tav chiesti da Padalino e Rinaudo
I pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino chiedono oltre 16 anni ai tre No Tav che parteciparono all'azione di disturbo del Cantiere della Maddalena.
di Leonardo Capella
Ieri, 12 maggio, in una seduta rigorosamente a porte chiuse i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino hanno chiesto 5 anni e mezzo a testa per reati vari, compreso il danneggiamento, ai tre attivisti No Tav Francesco Sala, Lucio Alberti e Francesco Mazzarelli.
I fatti a cui le richieste dei pm si riferiscono risalgono alla notte del 13 maggio di due anni fa, quando in un azione di contrasto alla Torino-Lione venne incendiato un compressore nel superprotetto cantiere di Chiomonte.
I tre vennero arrestati a Milano lo scorso luglio e sono accusati di fatti in cui sarebbero stato coinvolti altri quattro No Tav, per i quali Rinaudo e Padalino avevano disegnato reati di terrorismo, ma che da questa accusa vennero assolti e condannati a reati minori.
Ricordiamo che la sentenza del riesame del 29 dicembre ha annullato l’accusa di terrorismo per i 3 No Tav Francesco Graziano e Lucio che ad oggi si trovano reclusi a Torino in condizioni di igiene molto precarie. A denunciare questa situazione è l’avvocato Eugenio Losco precisando che “nonostante non siano più accusati di terrorismo, i tre militanti NoTav sono tuttora detenuti in regime di alta sorveglianza e almeno fino a pochi giorni fa dormivano su brande senza materasso”. L’avvocato Losco ha poi aggiunto che non ha potuto vederli proprio perché la direzione del carcere ha fatto presente la malattia contagiosa che i tre avrebbero contratto.
La sentenza è prevista per il 27 maggio prossimo.
L.C. 13-05-2015